Capitolo 4: Le Città Invivibili

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”, racconta Marco Polo a Kublai Khan, ne “Le città invisibili”. Gli occhi di Kublai non hanno visto le città del suo Impero, e non esiste possibilità per lui di liberarsi dalla narrazione dell’astuto viaggiatore e pennaiolo italiano.

Lasciando da parte la corte dell’Imperatore d’Oriente, veniamo invece a quanto accade in questi giorni nei nostri quartieri. Tanti Marco Polo, più o meno astuti ed ingannatori, giungono in queste settimane alle corti di chi potrà, a fine maggio, nominarli consiglieri o cacciarli dal palazzo. Siamo in piena campagna elettorale.

Dall’alto dei vertici di partito ai volontari della base, i grandi interessi si sposano con i piccoli propositi. A celebrare il sacro legame, la Speranza… che i tornaconti sgocciolino fino ai livelli locali.

Ma per chi vive in questi quartieri, la città è ben visibile, come lo sono i suoi cambiamenti. E così li vediamo noi, a Lucento-Vallette.

I quartieri dormitorio delle nostre periferie, piuttosto che ricevere forma dal deserto a cui si oppongono, vi stanno diventando sempre più simili. Strade, piazze e spazi comuni svuotati di ogni socialità, in un nulla sempre più costellato dalle oasi del profitto privato.

Lucento-Vallette cambia, seppur lentamente, ma quanto ci vengono a raccontare i politici negli incontri con i cittadini o al mercato non ha niente a che vedere con quello che realmente sta accadendo, tantomeno con quanto accadrà nel caso dovessero affermarsi alle elezioni. Le amministrazioni, a tutti i livelli e a prescindere dal colore politico, ratificano l’avanzata del deserto, tramite la repressione di alternative fuori dalle logiche di profitto, l’abbandono degli spazi e le concessioni ai giganti della grande distribuzione.

Sabato 6 Aprile abbiamo contestato la presenza di un partito nella piazzetta tra Via Pianezza, Via Verolengo e Via Foglizzo, e continueremo a contestare loro ed il modello di città che ci stanno imponendo.

E’ parte di questo modello che, a prescindere dall’ambito che si sta trattando, il profitto diventi la parola d’ordine delle modifiche urbanistiche. Dove questo non sia possibile, si scade nelle promesse e ad una realtà fatta di immobilità, scarico di responsabilità, continui appelli agli ostacoli burocratici: insomma loro non ne possono nulla. Alla fine dei conti, se non è un investimento appetibile che porti profitti monetari o visibilità politica a chi la promuove, non ha senso di essere. Insomma, tutto diventa una merce.

Non ci facciamo illusioni. Benchè fermamente convinti che il cammino per una sovversione della realtà che ci sta intorno passi dall’autorganizzazione, dal rifiuto delle istituzioni e dall’indifferenza rispetto al concetto di legalità, sappiamo altrettanto bene che altri possano invece scegliere percorsi diversi. Ciononostante, non possiamo che essere ostili se questi altri percorsi si fanno ingranaggio della propaganda e si rendono al servizio di uno o l’altro partito.

Se davvero si vuole parlare di qualcosa, che lo si faccia senza secondi fini. Lo scontento, le idee, i problemi, le aspirazioni delle persone non sono merce di scambio per i tavoli della politica istituzionale, né possiamo accettare contentini e specchietti per le allodole.

Per citare un caso specifico, se il Tavolo Culturale di Lucento, come ci pare evidente, ha un legame ed un rapporto di dipendenza, per lo meno economica, dalla Circoscrizione, che si interfacci con la Circoscrizione in quanto tale. Ma come si fa a non vedere la differenza che vi è tra questo ed il dare assenso ad iniziative di partito, a meno di due mesi dalle elezioni? E si noti che non abbiamo mai, e tantomeno in questo momento, voluto suggerire ad altri cosa fare. Solo ci lascia davvero stupiti che uno spazio pubblico presti il fianco alle diatribe politiche.

Vale la pena chiudere citando Marco Novello, presidente della Circoscrizione 5. Sorvolando sull’inspiegabile, ai nostri occhi, “Io sono un comunista” nonostante rientri di fatto in una coalizione che di sinistra non ha nulla, tralasciando anche l’infelice rivendicazione dei morti anarchici della Russia del secolo scorso. Piuttosto ci ha colpito l’arroganza con cui ha affermato “Io sono lo Stato”.

Ebbene, di politici che si spacciano per super eroi purtroppo se ne stanno sentendo parecchi. E’ il caso, come sempre, di ridimensionare un attimo le velleità di onnipotenza del montato di turno. Tra la rivendicazione di potere del presidente di circoscrizione e lo scarica barile delle responsabilità da parte di altri componenti della sua maggioranza, la verità sta nel mezzo. Novello, e ne è consapevole, poco può da solo, ma di certo ha una parte di responsabilità su quanto avviene nella Torino nord-occidentale, come indubbiamente ne ha il suo partito.

Anche voi responsabili del deserto che avanza, dell’ennesimo supermercato che apre, dell’Isabella socchiuso, degli edifici abbandonati, degli sfratti, del profitto per pochi, della cultura che latita, dei raggiri elettorali.

Noi ostinatamente dalla parte opposta, consapevoli che le Mille ed una Promessa dei vari Marco Polo (o Novello) in fondo non sono altro che storielle.

P.S. Siamo però convinti che una “promessa” di cui si chiacchiera in questi giorni verrà portata avanti senza troppi intoppi. Ci riferiamo all’annuncio dell’apertura dell’ennesimo supermercato in zona. D’altronde, con i ritmi che ci sono in città, non si può rischiare di perdere il primato di Circoscrizione con più supermercati di Torino! Per questo lanciamo un primo appuntamento: una biciclettata per il quartiere, che toccherà alcuni dei punti della tristissima città che ci si prospetta davanti. La partenza si terrà sabato 25 maggio alle ore 14 dal Parco Dora.