Striscioni per la libertà. ECO – evadere comunicare opporsi

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L’idea di ECO nasce all’Edera Squat, vista la presenza in quartiere del carcere delle Vallette e la necessità di rompere il muro di incomunicabilità tra dentro e fuori: rompere l’isolamento, tessere una rete solidale con amici e parenti dei detenuti, fare controinformazione diffusa.

In questi giorni chi è rinchuso in carceri e cpr sta pagando il prezzo più pesante delle misure in risposta all’epidemia. In tutta Italia, i detenuti e i loro familiari si stanno mobilitando per ottenere l’amnistia. Non potendo essere fisicamente in piazza o di fronte alle carceri a sostenere le proteste, INVITIAMO TUTTI AD APPENDERE FUORI DAI PROPRI BALCONI UNO STRISCIONE CHE CHIEDA LA LIBERTA’ DI TUTTI I DETENUTI E TUTTE LE DETENUTE.

Stampa e, con le dovute precauzioni, condividi col tuo condominio!

eco:opuscolo in pdf già impostato per la stampa fronte/retro

Giovedì 21

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A due anni di distanza dalla nascita dell’Edera Squat, vogliamo incontrarci per confrontarci su quella che è la realtà del quartiere dove viviamo.
L’appuntamento è per giovedì alle 21.

Qua qualche spunto per la discussione:

Torino, come mille altre città, è ormai nella fase finale della transizione da città industriale a quella post, da amministrazione manageriale a spazio a governance imprenditoriale.
Da amministrazione e organizzazione dei servizi, con un piano cittadino a medio-lungo termine, la città si apre all’investimento privato e alla speculazione. Mentre il centro e le zone limitrofe entrano in un piano di estrazione del profitto ben strutturato, nelle aree periferiche si ha speculazione a macchia di leopardo e senza un progetto di cambiamento urbano unitario.
Nella città del profitto, quella dove al welfare-state si sostituisce la logica investimento-profitto-compensazioni, la capacità di generare “ricchezza” diviene la condizione e la misura della possibilità di intervento sul tessuto urbano.
Così accade anche nella Torino nord-occidentale: nata come quartiere dormitorio per garantire forza lavoro alle fabbriche, si garantisce il suo posto nella città contemporanea unicamente come spazio per gli investimenti della grande distribuzione, dei centri commerciali e della Juventus, pioniera di un nuovo modello di “sport” che coniuga spettacolo, servizi e turismo. A chi ci vive, le briciole: nuovi lampioni a fronte della costruzione di un nuovo supermercato, un trasporto pubblico sempre più caro, pochi posti di lavoro in meccanismi che aprono sempre di più la forbice tra il profitto dell’investitore e le ricadute sui lavoratori. Ed ancora, le conseguenze a medio termine: l’emigrazione delle fasce più giovani della popolazione, il crollo del valore degli immobili, la mobilità imposta dal mercato del lavoro.
Come immaginare i nostri quartieri come luoghi di vita e non più come spazio a disposizione del profitto privato?
Ha ancora senso pensare ad una comunità urbana, non subordinata al centro? Abbandonare le metropoli o cercare gli strumenti per essere soggetto attivo e reinventare la città secondo le nostre esigenze?
Come opporsi ad un modello urbano che include ed esclude in base al profitto che una persona, tanto quanto un’attività, può generare?
Giovedì 21 Novembre, alle ore 21, ci incontreremo all’Edera per un dibattito aperto sulla realtà delle periferie, ed in particolare di quella in cui viviamo. Un’occasione che aspira ad andare oltre alla testimonianza, discutendo insieme di strumenti e proposte per un quartiere come luogo di vita e per un territorio come frutto della comunità che ci vive, e non più terreno per il profitto privato.